giovedì 3 luglio 2008

Peshawar



Giungemmo finalmente a Peshawar, città di confine, abitata prevalentemente da gente di etnia pasthun. Alloggiammo in un hotel, ovviamente economico, buio. Stanchi del viaggio, chiedemmo del the e qualcosa da mangiare; Ci portarono delle brioches e del the al latte; m’incazzai come non mi succede praticamente mai, inveendo contro il cameriere: “Avevo chiesto del the, non del the al latte!” e lui , timidamente” assaggia, assaggia”. Effettivamente era buonissimo ! chiesi scusa per la mia cafonaggine giustificata dalla stanchezza e ci buttammo sul cibo. La latrina era alla turca con un salutare rubinetto basso che ci aiutava nelle abluzioni post-bisogni corporali; bisogni corporali! La usai frequentemente in quei giorni con numerose scariche dissenteriche (cioè con sangue!). ero demoralizzato: mi vedevo a 8000 km da casa e non potevo certo fare ritorno in un battibaleno; ci venne l’idea di cercare un volo per il ritorno; ci buttammo in città alla ricerca di una agenzia di viaggi; fra l’altro era piacevole entrare nei locali condizionati per un attimo di ristoro dal caldo umido asfissiante di Peshawar; ne visitammo due o tre ma il prezzo era ben lontano da quello che avevamo visto, prima di partire in una pubblicità della Pakistan airline: con i soldi rimasti in due non si riusciva a fare neanche un biglietto!
Decidemmo di girovagare per la città. Alla sera con una carrozzella con ripostiglio segreto sul tetto ripieno di ogni bendidio (si fa per dire!) andammo in un locale (rainbow?) dove mangiammo bene e incontrammo tipi di ogni specie. Un frutto mi colpì in particolare: grosso come una grossa mela, di cui riproduceva la forma, buccia liscia, gialla, polpa come una pera, granulosa, sapore di …fragola! Amruth era il suo nome; ho portato con me i semi che ho messo inutilente nel mio giardino!
La vicinanza di Darra, città del commercio clandestino di ogni tipo di arma, droghe varie, con consegna a domicilio in ogni angolo del mondo, si faceva sentire. Sarebbe stato interessante farci una capatina ma non sapevamo da dove iniziare e poi anche un po’ di timore ha fatto il resto!
Il cocchiere ci aspettò tutta la sera e lo ritrovammo all’uscita: evidentemente eravamo degli ottimi clienti!

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