venerdì 4 luglio 2008

Kaboul-Istanbul non stop 2^



Alla frontiera dalla parte afgana numerose scritte artigianali con fumetti invitavano ad abbandonare tutto l’hascish avanzato, ventilando il rischio di buia galera dall’altra parte; L’appello rimase inascoltato, specie per due compagni di viaggio grossetani che non volevano rinunciare alle loro scorte!
L’attraversamento del confine con l’Iran fu un incubo! era il 15 settembre ’76. La sosta durò diverse ore; ci fecero scendere dal bus e lo ispezionarono per bene, bucando i sedili , smontando parti meccaniche e quant’altro; i viaggiatori furono incanalati in lunghe file con i rispettivi bagagli, rigorosamente divisi per sesso; attraversammo il museo della frontiera, dove erano in bella mostra tutti i trucchi messi in atto dagli spacciatori per fregare i controlli; ovviamente erano stati scoperti e la mostra era un tentativo di dissuasione per i viandanti.
La lunga fila stazionava davanti ad un poliziotto che, a volte, ispezionava i bagagli, non prima di aver apprezzato la frequenza cardiaca; una tachicardia era espressione di paura e quindi suscettibile di controllo; il nostro amico di Grosseto e gentile compagna era dietro di me ed io, sapendo del pezzo di hashish occultato rispettivamente nel retto e in vagina, tremavo per loro; fu la loro salvezza! Il funzionario colse in me una paura fottuta e mi mise da parte per una ispezione accurata, ovviamente infruttuosa: non avrei mai rischiato la galera per prolungare un piacere effimero. La ragazza, serena come una pasqua, trasbordò il suo pezzo nascosto in vagina senza subire ispezioni corporali previste da funzionarie donne.
Ripartimmo dopo molte ore e senza che i doganieri avessero trovato nulla con sospiro di sollievo mio e di tutta la compagnia.
Utilizzammo il fumo per tutto il restante viaggio con un gusto particolare che derivava dalla sua sempre progressiva rarità e illegalità.

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