giovedì 3 luglio 2008

Lahore 2^ parte


Era un grande albergo a più piani con le camere che davano su un corridoio che si apriva su un cortile. Il colore dominante era grigio-oliva.
Con un sospiro di sollievo posai il mio zaino sul letto e cominciai a tirar fuori il contenuto; la macchina fotografica, Exacta RTL 1000, era lì al suo posto; la sollevai e, sorpresa, il peso si era ridotto praticamente a quello del solo contenitore: praticamente me l’avevano fottuta! Porca miseria! o giù di lì!
Le prospettive che si paravano davanti erano tre: far finta di nulla e proseguire il nostro giro, denunciare il furto e comunque proseguire il nostro giro, tornare sul luogo del furto e cercare di recuperare il maltolto! Dopo rapida consultazione optammo per la soluzione più incasinante e più pericolosa: tornare al lercio hotel a rivendicare la macchina fotografica avendo individuato nell’assenza della mattinata l’unico momento in cui il furto si sarebbe potuto compiere.
Ci armammo di coraggio e tornammo sui nostri passi. Grande fu la sorpresa del tipo nel vederci arrivare e, dissimulando la sorpresa, ci accolse con un largo ma sforzato sorriso chiedendoci il motivo della visita. Esponemmo le nostre lamentele; ci fu risposto indicandoci un cartello in cui si diceva che la direzione non rispondeva di eventuali furti nelle camere. Dopo un batti e ribatti in cui il mio povero inglese si mischiava sempre più con il mio ricco siciliano, il tipo cominciò ad incazzarsi e ad essere sempre più minaccioso; Per contro veniva fuori un mio sconosciuto spirito battagliero che mi portava a minacciare di andare via da quel posto e denunciare l’accaduto alla polizia. L’ingresso credo occasionale di un poliziotto, peraltro sbronzo, o comunque fatto, giocò un ruolo fondamentale a mio parere nel far cambiare la partita; ad un iniziale rifiuto totale si giunse alla ventilata ipotesi di ricompensa per il ladro; Questo mi diede la conferma che c’era una associazione a delinquere e temerariamente alzai la posta minacciando di andare via; era mia intenzione di andare via davvero, definitivamente senza nulla pretendere e ci avviammo verso le scale; “OK, OK, disse il tipo, adesso vedo se riesco a recuperare la fotocamera, aspettate qua!” Temendo soluzioni violente al riparo di occhi indiscreti, optammo per attendere in strada la soluzione della vertenza. Il sole cominciava a calare e la penombra si insinuava nel quartiere che non aveva una illuminazione pubblica; questa situazione ci faceva prevedere ancora soluzioni violente, complice il buio. Dopo un pò decidemmo di andare, subito bloccati dalla voce del tipo che riferiva come imminente l’arrivo della macchina fotografica; Il buio era quasi prossimo e minacciando ulteriormente di andare via, ci avviammo verso il centro. Il tipo giunse con in mano la camera e ce la consegnò con molte scuse indicando in un cameriere il ladro. Per completare il successo e il comportamento da mafioso chiesi, con fare minaccioso, se fosse stata aperta. All’assicurazione che la macchina non era sta aperta, stringemmo la mano al tipo e tornammo rapidamente alle nostre occupazioni. Il petto si riempiva d’orgoglio e probabilmente al buon esito dell’operazione aveva contribuito il nostro essere siciliani e l’alone di mafia che circonda questo termine.

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