venerdì 4 luglio 2008

Il ritorno: Kaboul-Istanbul nonstop 1^



Rientrammo a Kaboul il 10 settembre ’76, ricalcando, a ritroso, gli stessi passi dell’andata: Lahore, Rawalpindi, Peshawar, Kyber pass, Kaboul. Mao era morto il giorno prima ma noi ne avemmo notizia solo a Istanbul, oltre una settimana!
Kaboul ci sembrava molto familiare. Cambiammo ancora i pochi travellers rimasti in una Bank of Afghanistan che rivaleggiava in eleganza con gli uffici dell’Iran-Afghanistan border: un’altra stalla, con l’ufficio cambi nel pagliaio, raggiungibile con una ripida scala in legno! Tra una cosa e l’altra erano già passati due mesi ed era giunta l’ora di tornare, almeno per me! Max non ne aveva tanta voglia. Trovammo due posti su un comodo bus GT che sarebbe partito tra due giorni da Kaboul con destinazione Istanbul con fermata intermedia a Teheran. Optammo per la tappa intermedia sia per dividere i 5000 km del viaggio sia per vedere con più calma Teheran.
Il giorno della partenza ci presentammo alla stazione dei bus, dopo aver disdetto l’hotel e saldato i ridicoli conti con gli zaini ricolmi, una borsa di pelle nuova, morbida la mia e più rigida quella di max con un profumo o tanfo, fate voi, che mi ricorderà per sempre Kaboul! La sorpresa ci fu comunicata allo sportello: la partenza era rimandata di due giorni. Il rinvio mi disturbava un po’ essendo già nella dimensione del ritorno; non così per Max che ritornò volentieri in hotel a riprendere ancora per qualche giorno le comode abitudini della vita di Kaboul del 1976.
Ne approfittammo per fare le ultime compere, i souvenir… Acquistai due gonne a portafoglio in cotone russo; ne indossai una per tutto il resto dei giorni che passammo a Kaboul e una era per Irina che la terrà per decenni (ce l’hai ancora?) indossata sempre con piacere. Se non ricordo male Max acquistò uno sgabello, sì uno sgabello di rami intrecciati, un narghilè e non so cos’altro: tutto nello zaino!
Il giorno della partenza arrivò comunque con la velocità tipica di quando fai delle cose piacevoli: subito! In realtà il tempo non prende ordini da nessuno e tira dritto per la sua inesorabile strada: solo la nostra percezione sposta, di poco, la realtà.
Il bus era di quelli comodi. Ci assegnarono un posto nell’ultima fila, quello di solito disputato dagli studenti in gita; Max non apprezzò la sistemazione prevedendo l’impossibilità di abbassare lo schienale per il riposo notturno; prese lo zaino e scese dal bus proponendo di prendere il successivo! Il successivo!? Chissà quando sarebbe partito! Le mie insistenze e soprattutto l’assegnazione di un posto più comodo convinse Max a risalire e ad intraprendere il viaggio di ritorno che suonava male alle sue orecchie.

Nessun commento: