venerdì 20 giugno 2008

Il viaggio a Bamiyan







Le giornate a Kaboul scorrevano pressochè tutte uguali: erano trascorsi ben tre giorni! un manifesto affisso in centro, nei pressi del nostro ristorante di riferimento annunciava un’escursione a Bamiyan . Non sapevamo quali bellezze o torture ci aspettavano e così con l’innato spirito d’avventura ed in mente la scoperta, partimmo. Eravamo una ventina sul cassone di un truck che puntava verso il nord, esposti alla polvere micidiale di una strada non asfaltata d’agosto in Afghanistan; dopo pochi chilometri di questo inferno un paio di viaggiatori italiani rinunciarono, imprecando, all’impresa scegliendo di tornare alle comodità della città. Giungemmo alle sei della sera alla periferia di Bamiyan, 2500 metri di altitudine, dopo circa 230 km misti a polvere e sudore; lungo il percorso greggi infiniti di quelle buffe ma senz’altro resistenti pecore afghane con la gobba dietro il culo, simile per forma e funzione alla gobba dei camelidi; . I pochi negozi erano chiusi; nella valle la notte era calma: era il 28/8/1976.
L’indomani facemmo visita al più grande degli enormi buddha risalenti al 2° e 5° secolo; ma queste datazioni storiche sono acquisizioni di oggi! A quel tempo erano solo enormi e inquietanti! Erano scavati nella roccia , il più piccolo di circa 38 metri; il più grande alto 55 metri, con percorsi interni che portavano alla testa della statue; il piccolo risalente alla dinastia Kushan ed il più grande rappresentante la statua più alta del mondo; ambedue collegabili all’arte del ghandaar,( dal nome dell'antica città che è stata identificata con la moderna Peshawar, in Pakistan) esempi di sincretismo artistico tra la Grecia e l’Oriente, il buddhismo e l’ellenismo. In realtà nei primi secoli d.C. Bamiyan era un centro religioso buddhista molto importante, con una dozzina di monasteri scavati nella roccia; la costruzione delle gigantesche statue superò tutte le orde degli invasori, essendo poste su una via della seta secondaria rispetto alla principale. Il paesaggio sembrava fermare il tempo confermato dai turbanti degli uomini ed i vestiti colorati delle donne non ancora obbligate al burqa ma racchiuse nelle loro vesti dignitose. Non riuscivo a fotografarle, come di solito mi succede, nel rispetto totale della persona umana che mi appare come violentata dall’obiettivo; forse dovrei cambiare atteggiamento e fissare nelle immagini sguardi che mai rivedrò, per l’opportunità contingente, o anche solo per documentare lo scorrere del tempo; chissà quante di quelle persone non ci sono più travolte dalla vita quotidiana e dalle storture delle guerre! ''...Qui la mente è potente, la neve alta e le temperature sono gelide anche d'estate, le vallate sono profonde e le cime pericolose'' scrisse tredici secoli fa il pellegrino cinese Hsiun Tsang descrivendo la valle di Bamiyan. Come tanti altri, anche lui aveva intrapreso un viaggio lungo e pericoloso per venire a visitare la valle dei Buddha giganti. Nessun monumento testimonia meglio dei Buddha di Bamiyan la straordinaria storia dell'Afghanistan pre-islamico che, come ha ricordato l' agenzia dell'Onu per la cultura, l' Unesco, era ''situato a un crocevia della via della seta e che ha un'eredità culturale unica, segnata dalle molteplici influenze della Grecia, della Persia, dell'induismo, del buddhismo e dell'Islam'' Al tramonto sembra di stare in un'altro posto, tanto radicale è il cambiamento della luce e dei colori. Le statue presentevano ogni tanto delle aperture da cui si intravvedevano i turisti che salivano le scale interne su fino alla testa; un biglietto d’ingresso, un misero biglietto d’ingresso, dal costo irrisorio, ma per noi esagerato, ci convinse a non visitare le statue dall’interno.
Con un editto del mullah Mohammed Omar, leader dei talebani, sono state distrutte assieme a tutte le statue e statuette pre-islamiche. L’iconoclastia ha prevalso ed a nulla sono valsi i tentativi di acquisto(!) da parte di americani, francesi , indiani e thainlandesi!. E noi, come tutti non potremo più salire dentro le viscere dei buddha. Adesso, si parla di ricostruirle! E, notizia freschissima, il nostro governo ha stanziato una somma per la costruzione di un ‘autostrada Kaboul-Bamiyan!
Passammo la giornata con due compagni di viaggio bergamaschi, credo, musicisti, uno suonava il sax alto e l’altro il flauto: cercavano sonorità orientali.
Nel poco tempo trascorso a Bamiyan visitammo i dintorni ; c'era un forte diroccato e un boschetto dove, come un diligente maestro, spiegavo delle immagini dell’occidente a dei bambini che, con discrezione e dignità, ci venivano dietro.
Passammo la notte in un localino tappezzato da tappeti dai colori fantastici, sbiaditi dall’età e dai ripetuti lavaggi nel fiume; nello stesso locale, un salone lungo 12 metri x 7 circa, si mangiava e dormiva a prezzi popolari ; il gestore ci invitava inutilmente a ballare una danza popolare. Mangiammo con appetito un pasto di riso e zuppa di vegetali sul tappeto, chi a gambe incrociate chi seduto su un fianco, chi sdraiato come un antico romano; solo i locali riuscivano a stare in quella strana ma certamente efficace posizione accovacciata! Alla fine la maggior parte dei viaggiatori si mise a dormire sullo stesso tappeto. Noi scegliemmo, per qualche afgano in più qualcosa di più appartato, adiacente al locale, arredato con tappeti altrettanto belli. Passammo una notte insonne fatta di pruriti e speranza dell’alba liberatrice. Le pulci avevano colpito ancora!
Conoscemmo Mohamed, un afghano ventenne, che lavorava come cameriere nel posto dove avevamo dormito e che , il giorno seguente, avrebbe viaggiato con noi fino a Bandyamir. Eravamo in pieno Ramadan. Al mattino facemmo una foto ricordo, una delle rare foto fatte e rarissime sopravvissute, in cui noi sembravamo afghani e lui un occidentale. Non era un fervente musulmano osservante: ci confidò infatti che andava a Bandyamir per infrangere, senza punizioni, l’indicazione al digiuno e all’astensione dal fumo.
Anziché tornare a Kaboul, ci imbarcammo in un ulteriore viaggio, destinazione Band-y-amir che veniva dipinta come una sorta di paradiso!

1 commento:

amrootha ha detto...

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