giovedì 5 giugno 2008

Attraverso la Persia: Tabriz, Teheran e Mashad



Capoluogo dell'Azerbaijan iraniano, Tabriz è situata in una valle chiusa a 1360 metri di altitudine; centro industriale e commerciale, punto di passaggio obbligato tra l'interno dell'Iran ed il Mar Nero, è particolarmente soggetta a terremoti, che più di una volta l'hanno distrutta. Ci colpì la bellezza delle montagne che la circondano. Passammo oltre il grande bazar coperto del XV secolo. Il pulmann giunse dopo circa 700 km a Teheran dove fece una graditissima sosta ! Il cambio era di 12 lire italiane per 1 rial.
Teheran ci accolse con la sua luminosità, il traffico ordinato, grandi viali, il costo della benzina irrisorio e di conseguenza quello dei taxi. Ne prendemmo uno per andare alla banca of Iran (?) dove dovevamo ritirare i traveller’s cheque accreditati da Catania. Era il 19 agosto del ’76.
Dopo rapide informazioni sull’ufficio deputato alla bisogna, lo raggiungemmo attraversando una lunga fila di impiegati , una cinquantina circa, beccati nell’ora del the, in un ampio locale, open space, a tirare fuori dal comodino la tazza personale e un ragazzotto che lo versava passando rapidamente da uno all’altro!
Concludemmo rapidamente l’affare: eravamo giunti a metà percorso, incassato i traveller’s e stavamo rispettando la tabella di marcia. Potevamo proseguire il viaggio con in tasca i nostri preziosi biglietti : li sistemammo nell’apposita, fidata, sacca di pelle marrone, l’appendemmo al collo, la nascondemmo sotto la maglietta e, sempre più sicuri, ci inoltrammo nella città in attesa di ripartire.
Incontrammo diversi ragazzi italiani che facevano lo stesso percorso. Due in particolare mi colpirono. Attaccata al telefono lei parlava con la mamma: “..la Grecia è magnifica, c’è un mare!” In realtà ci trovavamo a Teheran e il loro viaggio prevedeva come meta l’India. Quanti imbrogli, a fin di bene! Noi non avevamo neanche il pensiero del telefono: eravamo in viaggio, anche mentale! Il 2000 era ancora lontano: l’era dei telefonini, dei satellitari, della rete non l’immaginavamo nemmeno!
Giunti a Mashad, sede del santuario di Alì nel Korasan iraniano, città sacra perchè luogo di sepoltura dell'ottavo Imam dello Sciismo duodecimano Alī al-Ridā, ci fermammo per passare la notte. Nell’attesa, e giusto per fare due passi e vedere la città, accettammo l’invito di due ragazzini che si offrirono come ciceroni. Ci condussero in un negozio del fratello lungo una via polverosa dove, dopo l’immancabile the, ci mostrarono una quantità inverosimile di tappeti, piccoli, medi e grandi, sottolineando le caratteristiche salienti. “Questi sono annodati a mano su telaio verticale con 640.000 nodi al metro quadrato con filo in lana ricco di lanolina e seta naturale, trama in cotone e ordito in seta naturale” i colori andavano dall’oro all’avorio, dal pistacchio alla senape, dal rosso prugna al lilla, dal salmone al marrone al blu, in disegni floreali difficilmente descrivibili: veramente belli! Ma diverse motivazioni ci impedivano di acquistarli: primo, avevamo pochi soldi; secondo, eravamo al viaggio d’andata e veniva leggermente scomodo viaggiare con un tappeto , anche se persiano, di 2 metri x 1,5, arrotolato nelle tasche dello zaino militare, esercito o marina, in giro per deserti, montagne e quanto ancora non sapevamo. Con l’impegno(?) di ripassare al ritorno ritornammo in albergo.

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