mercoledì 30 aprile 2008

I preparativi del viaggio



I preparativi del viaggio

La decisione fu presa senza pensarci più di tanto. La meta del viaggio era in prima ipotesi, la Cina sulle orme di Marco Polo. La Cina si sa è lontana; Non avevamo idea della distanza, dei tempi, dei mezzi di trasporto, delle difficoltà, dei rischi, dei visti e dei soldi necessari per siffatto viaggio.
Mi procurai i soldi lavorando per 2 mesi con Pippo, Salvo e Gianni, tre amici artisti, che mi avevano assunto come aiutante per la realizzazione di un enorme bassorilievo in cemento armato nella navata laterale di una chiesa di Carlentini, ridente paesello del siracusano (sono tutti ridenti i paeselli di ogni area geografica) dove il parroco ci offriva vitto, alloggio; il prezzo pattuito che era stato diviso per tre e poi due parti (quello di Pippo e Gianni) ancora in tre comprendente la mia; il tutto perché Salvo non riconosceva la mia condizione d’artista, forse a ragione . Apprezzai il gesto degli amici e non serbai rancore per Salvo. Tutto ciò mi permise di realizzare il viaggio. In effetti, nel mio piccolo, mi scoprii un “artista” potendo realizzare uno dei sei pannelli che costituivano il bassorilievo: la vite e tralci è tutt’ora visibile, orgoglio dei parrocchiani e soprattutto del parroco che ci commissionò l'intero lavoro per la misera somma di due milioni e quattrocentomila lire del vecchio conio. Il pasto serale consumato nella canonica, arredata in modo spartano, era piuttosto ripetitivo ma non per questo meno appetibile; una grande quantità di verdure tipo “caliceddi” con un tocco di amaro che raramente riesco a gustare alle latitudini della mia attuale vita, preparato dalla perpetua, condito con un olio di olive ricco di gusto antico; ma la mia specialità era una megafrittata di un uovo a persona più uno per la padella che riuscivo a variare ora con cipolle, ora con patate o con zucchini a seconda della disponibilità; il rinforzino era dato da una piccola forma di pecorino con chicchi di pepe nero di un sapore che veniva esaltato dalla prolungata masticazione e dal pane locale a pasta fitta; il tutto era incensato da un vinello locale senza denominazione ma certamente adatto ai piatti sopradetti. Ripensando a quei momenti non riesco a scordare quei profumi e gusti sopraffini!
Il dopo cena era un mostrarsi in piazza in un andirivieni infinito assumendo atteggiamenti da artisti con lavori commissionati inesistenti a Parigi e dintorni.
Vivevo bene quell’esperienza ma pensavo al viaggio imminente, alle future scoperte , ai rischi connessi. Mio padre, che non aveva un’idea della geografia mondiale, alla notizia che ero in procinto di partire per la Cina, ritenendo comunque che fosse una meta lontana, mi suggerì la Puglia che è notoriamente più vicina.
Le difficoltà non erano poche; c’era di mezzo anche la crisi economica e le limitazioni bancarie sull’esportazione di valuta.
Non era possibile esportare capitali se non in quantità limitata. Comprammo dei dollari, per quel che si poteva, che allora valevano circa 800 delle vecchie lire ed il restante in travellers cheques. “Dove volete che ve li appoggiamo i travellers?” disse il funzionario della banca. Non pensavamo che i travellers si appoggiassero da qualche parte! non avevamo idea. Rapidamente facemmo un calcolo: “in media stat virtus” Non in Cina, notoriamente troppo lontana, non ad Istambul, troppo vicina. “Facciamo Teheran” con fare da grandi commercianti internazionali. “Si, Teheran ci va bene”. “Va bene anche a noi” disse il funzionario “a Teheran abbiamo una banca nostra corrispondente, voi passate da lì e potete ritirare i vostri travellers”. Non eravamo certi di aver fatto un buon affare ma il nostro ragionamento era corretto; coi soldi in tasca riusciamo ad arrivare più o meno a destinazione; se ci saranno problemi e non riusciremo a raggiungere Teheran avremo i soldi per tornare senza problemi; se tutto filerà liscio avremo i soldi per raggiungere la Cina e fare ritorno!
Sistemammo i documenti bancari, il passaporto verde della repubblica italiana, rinnovato di fresco con marca da bollo di ben 4000 lire , e i soldi nella busta di pelle morbida di vitello che avevamo confezionato con cura e con il cordino in pelle che la cuciva, la sistemammo al collo: non l’avremmo mai dovuto abbandonare e avrebbe dormito sempre con noi! Ne andava della buona riuscita del viaggio.

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